Mondiali 2018: la comunicazione segna goal

Mondiali 2018: la comunicazione segna goal

13 Giugno 2018
Dotmedia

“Notti magiche inseguendo…” Eh, no, niente Mondiali 2018 per noi ma invece di gettarci nello sconforto tiriamo le somme e analizziamo i dati. Il nostro obiettivo è quello di comprendere come è cambiata la comunicazione calcistica in questi anni e dove tutto questo ci sta portando.

 

Inutile pensare che il calcio si limiti ancora alla discussione su Facebook tra amici. A grandi cavalcate sta cambiando il modo di interagire, di commentare e di confrontarsi tra squadre, calciatori e tifosi.

Ma soprattutto è cambiato il modo di vedere il calcio: non più come altare a cui prestare giuramento di fedeltà ma un vero e proprio business, che in quanto tale non può ammettere errori sul piano della comunicazione.

Club, campionati, giocatori si stanno sempre più indirizzando verso una strategia di comunicazione capace di utilizzare in maniera diversificata e coordinata tutti gli strumenti social; di intrecciare, come un puzzle, digital e offline; e di creare contenuti redazionali, foto o video di altissima qualità.

Un esempio di questo cambiamento? I calciatori stanno iniziando a registrare i loro loghi personali.

1998-2018: la comunicazione dei Mondiali

 

È il 1998 quando la nuova pubblicità della Nike per i Mondiali viene trasmessa su tutti i canali Tv. C’è un giovane Ronaldo che con il resto della squadra del Brasile trova in aeroporto un modo alternativo per non annoiarsi nell’attesa di prendere l’aereo per la Francia.

A distanza di vent’anni la Nike ci riprova di nuovo con un altro video premondiale – e sempre con Ronaldo, per un effetto amarcord –, caricandolo questa volta su YouTube, e allargando il suo messaggio: il Calcio non è solo intrattenimento ma anche integrazione, unione e nuovi possibili orizzonti.

 

Vediamo così scorrere immagini che intrappolano i frammenti più fenomenici di questo cambiamento: le squadre femminili che stanno sempre più guadagnando posizioni nei cuori degli appassionati e l’uso imperante dei social da parte dei giocatori, ormai considerati veri influencer della rete. Appunto, i social.

#World Cup 2018 e le statistiche social 

mondiali 2018

I Mondiali  si giocano anche sulle piattaforme social. È già successo nel 2014, dove l’hashtag ufficiale dei Mondiali è stato utilizzato oltre 24 milioni di volte in un mese, e la partita di apertura tra Brasile e Croazia ha generato oltre 12,2 milioni di tweet nell’arco di poche ore. Poca roba se la confrontiamo con la semifinale in cui il Brasile è stato schiacciato 7 a 1 dalla nazionale tedesca, registrando 35,6 milioni di tweet.

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Questo ci induce a pensare che a distanza di 4 anni, tali cifre saranno superate nonché moltiplicate. Possiamo già leggere i primi dati: secondo Talk Walker, in questo momento, il numero di mention del topic World Cup in tutte le lingue è 1.1M e tra i trend topic maggiormente usati sono in vetta #Worldcup2018 e #Russia2018.

Tra i canali più utilizzati dagli utenti c’è Twitter per parlare dei Mondiali, che con quasi il 77% lascia molto indietro le altre piattaforme come Instagram, Facebook e Youtube. Sempre su Twitter la squadra con più follower (oltre 5,7 milioni in aprile) è il Messico, seguita dalla Colombia e dal Brasile.

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Ancora sulla piattaforma di Jack Dorsey, scopriamo che l’account di @FifaWorldCup è seguito da oltre 5,65 milioni di follower (dati rilevati il 2 maggio), va meglio su Instagram con 6,3 milioni e su Facebook dove la community raggiunge oltre i 40 milioni di fan!

Il calciatore brand: quando i giocatori registrano i loro trademark

Naturalmente in questa analisi non possiamo non valutare l’influenza che i calciatori hanno sui social. A livello di marketing sono lo strumento ideale capace di generare engagement e attrarre audience nonché di veicolare l’attenzione sui brand con i quali collaborano. Non è un caso che i contenuti dall’alto potenziale di condivisione provengano sempre più spesso dai loro account personali, sotto l’attenta guida dei social media manager.

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Fonte Insideworldfootball.com

Negli ultimi 13 mesi, ad esempio, il nome Cristiano Ronaldo è stato menzionato oltre 19,5 milioni di volte sul web e sulle piattaforme social, con un picco registrato in corrispondenza della partita di Champion’s League contro la Juventus, il 3 aprile 2018.

Ma prima ancora di prestare la loro immagine alle varie pubblicità e diventare strumenti marketing per terzi, i giocatori più “influencer” stanno diventano brand di loro stessi. L’attaccante inglese, Harry Kane, ha registrato lo scorso ottobre il proprio trademark per sfruttarlo nel lancio di una linea di abbigliamento. E non è il solo. Cristiano Ronaldo ha prestato il suo logo alla sua linea di scarpe da calcio e di sportswear.

Non mancano altri nomi in questo elenco Pelè, Maradona, Messi – altro calciatore molto social – e tra gli italiani Alex del Piero. Un altro italiano che si è brandizzato è Giorgio Chiellini che ha creato un’app per interagire con i propri fan e per dare a tutti la possibilità di essere costantemente aggiornati su tutte le partite e gli eventi a cui Giorgio parteciperà, per vedere tutte le sue statistiche e trofei e addirittura per giocare a quiz.

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Loghi, Brand, Roi: la nuova faccia del calcio

Ma non sono solo i giocatori ad andare verso la creazione dell’uomo-brand, gli stessi club e i campionati stanno sempre più cercando di staccarsi dai loro main sponsor secolari per trovare una propria identità. È il caso della Premier League che ha ridisegnato l’identità e il nuovo logo senza Barclays.

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Importante è quindi riuscire a trovare la combinazione giusta tra digital e offline. Il logo è un punto di partenza, ma ormai la comunicazione necessita di un’interazione con il pubblico anche fuori dai canali digital.

Un esempio, un po’ più vecchio ma tutto italiano, è stato dato dall’Inter che in occasione della partita con la Lazio, il 21 dicembre 2016, ha consentito ai tifosi di scegliere, tramite Tim Music, la playlist che avrebbe accompagnato la squadra durante il riscaldamento prima del match; e per la stagione 2017/2018, in collaborazione con il partner della società Brooks Brothers, invece, ha permesso ai tifosi di scegliere la cravatta ufficiale della squadra.

Mondiali 2018: Adidas e il pallone del futuro

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Prima di lasciarvi davanti agli schermi per il calcio di inizio tra Russia e Arabia Saudita, concludiamo la nostra analisi con il nuovo pallone dell’Adidas che sarà protagonista dei Mondiali 2018. Questo perché la tecnologia non può che parlare la stessa lingua della comunicazione!

Telstar, la nuova sfera, è la combinazione delle parole: television e star, ovvero stella. I colori scelti sono il bianco e nero e tutto intorno è presente una scala di grigi che dovrebbe favorire la visione da parte del pubblico televisivo. Ciò che rende “diverso” questo pallone è che ha un chip integrato di comunicazione near field (NFC) incorporato che permetterà a chi acquista il pallone di connettersi al chip utilizzando il proprio smartphone per accedere a dei contenuti multimediali.

Per rendere ancora più appetibile il suo ingresso ai Mondiali, Telstar 18 è stato portato in orbita lo scorso 24 marzo dagli astronauti russi Anton Shkaplerov e Oleg Artemyev, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Dopo 168 giorni trascorsi a bordo della ISS, il pallone è ritornato sulla Terra con la navicella Soyuz MS-07.

In attesa di domani sera, non ci rimane altro che vedere il nuovo video Adidas.

Photos: Vlad1988 / Shutterstock.com
Mondiali 2018: la comunicazione segna goal ultima modifica: 2018-06-13T18:50:41+01:00 da dotadmin

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