Quando l’arte contemporanea è social

Quando l’arte contemporanea è social

27 Giugno 2016
Dotmedia

Il valore del mercato globale dell’arte online è passato da poco meno di 1 miliardo di dollari nel 2013 a una stima di 2,64 miliardi nel 2015. Sulla base di questa previsione di crescita, si stima che il valore passerà ai 6,3 miliardi di dollari nel 2019.

L’arte è sui social: pinterest, instagram, twitter, per citare quelli più famosi, propongono quadri, sculture, foto di nuovi artisti. Innovazione o consacrazione, arriva in pochi attimi, facilmente accessibili scorrendo le immagini sui nostri cellulari. I canoni di estetica si polverizzano cosଠa colpi di like o dislike decretando il successo di un’opera. E si passa avanti.

Eppure non possiamo fare a meno di chiederci se la fruizione dell’arte è davvero cambiata o è cambiato solo il contenitore. Un dato è comunque sotto gli occhi di tutti: anche l’arte è diventata smart. La fascia di riferimento si è abbassata, attestandosi su una classe medio-bassa di compratori (facciamo riferimento a chi può comprare l’opera), ed triplicata la presenza sui social.

Prima di essere Arte è necessario essere social

Partiamo da un assunto: i social media giocano un ruolo importante e stanno cambiando il modo di trovare e comprare le opere d’arte. Parliamo di un mercato ancora piccolo, soprattutto se messo a confronto con il mercato generale dell’arte, ma che sta dimostrando di essere un importante incubatore per la prossima generazione di acquirenti e collezionisti.

Secondo la relazione del 2015 di Hiscox, 2015 Online Art Trade Report, Facebook e Instagram sono i due più importanti social networks nel mondo dell’arte… il che vuol dire praticamente Facebook, dato che sono ormai la medesima cosa. Ma nella relazione emerge molto di più: quasi la metà degli intervistati ha detto di aver comprato opere d’arte on line negli ultimi 12 mesi, contro il 38% dello scorso anno.

Le opere mostrate sui social network servono nella maggior parte dei casi ad attirare l’attenzione di quel 91% di potenziali acquirenti online, che passano da una alle dodici ore sui social media al giorno, per poi spostare potenzialmente il traffico sulle piattaforme online di vendita.

social-arte

In prima posizione c’è naturalmente Facebook che mantiene il controllo ancora su alcune “categorie”, come le aperture di mostre e le informazioni sull’arte. Instagram è al secondo posto, con oltre 70 milioni di immagini condivise in media al giorno, ma le posizioni potrebbero ben presto capovolgersi visto i numeri presentati da Hiscox: l’anno scorso infatti la piattaforma segnava un coinvolgimento per follower 58 volte superiore a quello di Facebook e 120 volte superiore rispetto a Twitter.

In poche parole, Instagram sta diventando lo strumento ideale per gallerie per vendere le opere d’arte; per i collezionisti per ricercare opere e fare acquisti; per gli artisti, lo usano come strumento promozionale.

Il 69% degli 519 intervistati ha dichiarato di utilizzare Instagram per scopi legati all’arte.

Il caso di Peter Ibsen e Instagram

Peter Ibsen navigava su Instagram, quando un’opera del francese Baptiste Caccia attira la sua attenzione. Come racconterà su BloombergBusiness, decide di scrivere qualcosa sotto la foto dell’opera. Dopo neanche 10 minuti, la galleria d’arte che gestiva l’opera decide di chiamarlo, e 30 minuti dopo Ibsen decide di acquistare il quadro. Mossa intelligente della galleria d’arte e prova di come si può guadagnare o investire nell’arte, usando i social networks.
Instagram è diventata una finestra democratica sul mondo dell’arte, che offre accesso gratuito a commercianti, artisti e collezionisti alle ultime tendenze. Ma se abbiamo appurato che i social possono “facilitare” la fruizione dell’arte, rimane un solo dubbio: quanto possiamo essere condizionati dai commenti dei altri collezionisti e dai like posti sotto ogni opera?

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Quando l’arte contemporanea è social ultima modifica: 2016-06-27T15:28:10+01:00 da dotadmin

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